Le opportunità in Russia per l’industria meccanica italiana

Sep 7, 2021

Galluzzo di Sprint FVG sottolinea l’esigenza di sedi commerciali e produttive in loco

Di Federico Piazza

 

L’Italia è il terzo paese fornitore nel comparto meccanico in Russia. Il settore “pesa” per oltre un terzo delle nostre esportazioni verso Mosca, che nel 2019 sono state complessivamente di circa 10 miliardi di euro, a fronte di 12,8 miliardi di importazioni.

Certo l’interscambio commerciale tra i due Paesi non è più ai livelli toccati prima dell’avvio della guerra di sanzioni tra Mosca e l’Occidente nel 2014, anche perché nel frattempo la Russia sta cercando di implementare sempre più la sua politica di import substitution mirata a rafforzare la produzione industriale interna. L’export italiano della meccanica mantiene comunque in questo mercato numeri importanti e buone prospettive di sviluppo, vista l’esigenza russa di acquisizione tecnologica in molti ambiti dell’industria pesante, manifatturiera e agroalimentare.

L’Italia è il secondo Paese fornitore in Russia dietro alla Germania nell’ambito delle macchine utensili per metallurgia, tessile, alimentare, confezionamento (un mercato che vale 6 miliardi di euro). E il terzo dopo la Cina per l’impiantistica industriale siderurgica, metallurgica, chimica, oil&gas, termoidraulica, etc. (la Russia importa per oltre 3 miliardi di euro) e per la componentistica meccanica e ottica (importazioni russe di circa 5 miliardi di euro). Meccanica quindi in senso ampio, dalla componentistica alle macchine utensili fino agli impianti industriali automatizzati.

L’industria metallurgica, l’oil&gas e il packaging sono tra le aree di applicazione più interessanti per le tecnologie italiane: filo conduttore è la questione dell’automazione industriale, dove la Russia ha bisogno sia di acquistare tecnologie avanzate sia di acquisire le competenze operative necessarie al personale per utilizzarle al meglio.

“L’Italia è riconosciuta in Russia per la qualità anche dei suoi prodotti tecnologici. Quella dell’automazione industriale è infatti una delle quattro A che identificano settori importanti dell’export italiano in questo mercato; le altre tre sono l’arredo, l’abbigliamento, l’alimentare, anche se quest’ultimo ha subito negli ultimi anni forti contrazioni a causa delle contro sanzioni russe”, osserva Mauro Galluzzo, responsabile dell’ufficio di Mosca di Finest, società finanziaria delle regioni del Triveneto che è gestore, per conto della Regione FVG, dello sportello Sprint del Friuli Venezia Giulia che supporta le aziende regionali nell’utilizzo degli strumenti del Sistema Italia, come finanziamenti agevolati per partecipare a fiere, missioni commerciali e altre attività a supporto dello sviluppo internazionale delle imprese.

Sicuramente per fare business in Russia occorre sempre più organizzare anche una presenza stabile nel mercato russo, almeno commerciale se non necessariamente produttiva. “Le aziende, anche quelle che non vogliono e non possono localizzarsi a livello industriale, perché spostare la produzione non è facile soprattutto dove c’è alto contenuto tecnologico e servono investimenti rilevanti, stanno capendo che la chiave per fare business in Russia è avere almeno una filiale commerciale in loco”.

Cresce pertanto l’esigenza di avere almeno delle sedi commerciali light anche nel comparto della meccanica, sviluppando un servizio di customer care con personale russo adeguatamente preparato, più facile da reperire nella zona di Mosca che è particolarmente vocata per gli insediamenti commerciali da cui poi seguire e sviluppare l’intero mercato russo e degli altri Paesi dell’Unione Economica Euroasiatica.

Nella logica invece dell’import substitution perseguita dalle politiche economiche russe, negli ultimi anni si è posta sempre più la questione del Made in Russia with Italy. Magari con delle joint-venture con partner russi, dove però l’Italia è ancora molto meno presente di altri importanti paesi industriali (per esempio, sono 3000 le joint-venture russo-tedesche a fronte delle 40 italo-russe). Quindi localizzazioni produttive, o per una parte di lavorazione dei prodotti (assemblaggio finale) o per l’intero processo. Quest’ultimo è un requisito richiesto per gli investimenti con incentivi fiscali nelle varie Zone Economiche Speciali russe, dove però il taglio minimo degli investimenti è di 120 milioni di rubli, pari a circa 1,4 milioni di euro in un arco temporale di pochi anni. E in aree spesso abbastanza remote. Non per qualsiasi PMI.

In alternativa ci sono le condizioni di attrattività per gli investimenti che possono essere offerte da varie regioni russe, con parametri meno stringenti dei quelli delle Zone Economiche Speciali. Opportunità da valutare, se analisi di mercato e conseguenti business plan inducono a valutare seriamente anche un insediamento produttivo in terra russa.

 

 

recent focus