La diplomazia del pane

Mar 15, 2022

Le dimensioni del business del grano sono colossali. Fra i primi produttori mondiali della materia base del pane, il grano, tre sono in ballo nella guerra

Di Giancarlo Calciolari

 

Le dimensioni del business del grano sono colossali e pare che i colossi perdano i pedali correndo dietro alla lievitazione infinita e potenziale della guerra, per i loro trofei e bottini.

Nel mondo sono prodotte 749.467.000 tonnellate di grano all’anno. La Cina è il più grande produttore di grano al mondo con un volume di produzione di 131.696.000 tonnellate all’anno. L’India è seconda con 93.500.000 tonnellate di produzione annuale. La Russia è terza con 73.294.000 tonnellate. L’Ucraina è settima con 26.099.000 tonnellate.

È oggi la questione Ucraina la questione del pane diplomatico, della via diplomatica. L’Ucraina pone la questione del pane intellettuale, né pane selvaggio né pane multiculturalista e transumanista.

Il pane dell’impero russo è il pane egizio, che per gli ebrei è stato il pane della schiavitù. Al pane egizio ha risposto il pane di Mosè, e poi c’è stato il pane di Gesù. Queste divisioni, aggiornate, ci sono ancora oggi. Non si tratta di un grande parallelo, ossia di una ripetizione a distanza nei millenni che come un ingranaggio prosegue oggi la sua marcia.

Se il pane è dicotomico, ossia buono e cattivo, allora il fratricidio è un obbligo, e pigiare il bottone per il rogo del frater è alla portata di ognuno. Non è questione “psicopatologica”, se quell’uno che pigia il bottone d’annientamento sia paranoico o sia folle: ogni uno che è standard lo pigerebbe.

Curioso che fra i primi produttori mondiali della materia base del pane, il grano, tre siano in ballo nella guerra: Russia, Ucraina, e Cina, poiché senza l’accordo del 4 febbraio fra Putin e Xi Jinping non ci sarebbe stata “ancora” guerra.

È anche una battaglia del grano quella fra Ucraina e Russia? Per una parafrasi ilare della calunnia lanciata contro la “straniera” imperatrice di Francia, Maria Antonietta, la sola Ucraina potrebbe sfamare di brioches quasi un miliardo di persone all’anno.

E allora organizziamo ogni anno la “Fiera del pane diplomatico”, il pane senza frontiere, il pane della vita: non più il pane del dominio, il pane dell’impero. Il pane senza più contrappassi e contraccolpi.

Se noi analizziamo il pane di Putin, il pane di Zelensky, e analizziamo pure la digestione dell’uno e la digestione dell’altro, troviamo i segnali, inascoltati, mistericamente illeggibili per gli schierati, per tornare alla cucina diplomatica, dove la zuppa borsch è un’invenzione ucraina e ciascuno la reinventa nel suo desco.

Le tonnellate di borsch cucinate in Russia sono un omaggio e la miglior pubblicità per l’Ucraina. E per quanto riguarda la nostra pratica culinaria, i blini — le leggerissime ciambelline che accompagnano salmone affumicato e caviale — che sono divenuti una fabbrica miliardaria in Francia, sono un omaggio e la migliore pubblicità per la Russia. E noi non smettiamo di cucinare blini per le trote del Sarca, affumicate o marinate.

Il pane diplomatico, non il pane del fratricidio, non è il pane del conflitto universale. Non è il pane della contesa. Non è il pane di pólemos  (guerra) e nemmeno quello del nómos (legge) della terra. Il monocibo è il nutrimento ideale, il nutrimento del nulla e di morte, il viatico della circolarità e della sottomissione. La globalizzazione del cibo semina il nulla e la morte. Le aziende e gli istituti del monocibo gestiscono un business colossale, dai piedi impastati con farina di grano tenero.

Occorre che ciascuno restituisca in produzione poetica il grano come pane diplomatico, pane della pace. Il pane che vale lo slogan: «Non ucciderai tuo fratello».

 

Altre Annotazioni 

L’Italia – ricorda Coldiretti – è un Paese “deficitario” che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame.

L’Ucraina – ricorda Confagricoltura – è il terzo esportatore di cereali a livello globale. La Federazione Russa è al primo posto, anche se ha attuato già dallo scorso anno una limitazione delle esportazioni per contenere l’aumento dei prezzi all’interno.

L’Ucraina, secondo i dati Coldiretti, ha un ruolo importante sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo) mentre la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale.

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