L’integrazione europea dei Balcani Occidentali

Feb 21, 2024

L’area è strategica per l’internazionalizzazione di prossimità delle Pmi all’interno delle filiere industriali accorciate europee

Di Federico Piazza

 

I finanziamenti europei 2024–2027 per i sei paesi dei Balcani Occidentali in fase di adesione e pre-adesione all’Unione sono stati incrementati del 40%. Sei miliardi di euro, di cui quattro di prestiti e due a fondo perduto, si aggiungono ai 14 miliardi già a disposizione.

Il pacchetto, incluso nella revisione intermedia del bilancio Ue, mira a stimolare la crescita economica di Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia.

Tra i punti essenziali del piano c’è l’integrazione economica dei Balcani Occidentali nel mercato unico europeo su libera circolazione di merci, servizi e lavoratori, pagamenti elettronici Sepa, facilitazione dei trasporti stradali, mercati e decarbonizzazione dell’energia, mercati digitali, catene di forniture industriali.
Sono altresì necessari il completamento del mercato regionale comune e l’attuazione nei diversi paesi di riforme in linea con i requisiti Ue su stato di diritto e sistema giudiziario e di misure che migliorino l’attrattività business.

L’implementazione del piano non è però scevra di difficoltà. Dal punto di vista tecnico, la Corte dei Conti Europea ha avvertito che «c’è il rischio che le condizioni di erogazione non siano abbastanza ambiziose e che gli indicatori non siano sufficientemente chiari e misurabili, e resta inoltre difficile garantire la sostenibilità delle riforme soprattutto in considerazione della debole capacità amministrativa della regione». Mentre dal punto di vista politico il processo di adesione è rallentato dalla difficile normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo e dai problemi di governance debole della Bosnia-Erzegovina.
Inoltre, non tutti i 27 paesi membri dell’Ue considerano una priorità accelerare l’allargamento ai Balcani Occidentali.

L’orizzonte temporale indicato dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel è il 2030. Ma si può fare anche prima.
La centralità di Balcani e Mediterraneo nelle strategie economiche dell’Italia è sottolineata da Roberto Corciulo, presidente e amministratore delegato della società di consulenza per l’internazionalizzazione delle imprese IC&Partners di Udine: «Apprezzo che l’Italia abbia fatto finalmente la scelta politica di puntare sui Balcani e sul Nord Africa. I Balcani in particolare sono un territorio con numeri aggregati di tutto rispetto in termini di aziende italiane che ci operano e di volumi economici e di impiego di personale. E continuano essere una scelta di grande interesse per l’internazionalizzazione di prossimità delle imprese di diversi settori».
Secondo Corciulo l’attenzione sull’Europa delle aziende italiane aumenterà ulteriormente, perché il quadro geopolitico e macro economico mondiale in forte mutamento e i processi in corso di accorciamento delle filiere portano soprattutto le imprese medio-piccole a scegliere di operare in mercati più vicini, più sicuri, dove ci può essere anche uno scambio di innovazione. In particolare, oltre ai Balcani, «in Europa offrono concrete prospettive di crescita la Polonia, la Spagna e i paesi del Nord».

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