Nella spesa per Ricerca&Sviluppo. Al centro c’è Cividale che aveva una banca già nel 1400
Di Alberto Cavicchiolo
Come avviene altre volte nella storia italiana, le calamità producono mobilitazione e stimolano invenzioni. E in una regione di confine, sorgono piccole Silicon Valley. Avveniva con il terremoto del 1976 del Friuli, ma ora avviene per le start up friulane e giuliane, tra le prime in Italia. Proprio nel quinquennio che si conclude nel 2022, ricerca e sviluppo tech integrano l’economia delle start up regionali.
Questo ha garantito al Friuli Venezia Giulia il titolo di terza regione italiana per capacità innovativa e seconda per percentuale di start up innovative a confronto con le nuove società di capitali.
Il Friuli Venezia Giulia, nonostante abbia solo 1.200.000 abitanti, figura al quarto posto per spesa in Ricerca&Sviluppo (R&S) in Italia. Ci sono in totale 248 start up innovative, equivalenti all’1,8% del totale italiano. Udine mantiene il primato con 119 start up, seguita da Pordenone con 64, Trieste con 57 e Gorizia con 17. Predomina la fornitura di nuovi software e la consulenza informatica (35,9%); industria e artigianato (29%), servizi di informazione, ricerca scientifica e sviluppo (10,5%). “Le scale-up prese in esame da un nostro studio, commenta il presidente della Camera di Commercio di Udine e Pordenone, Giovanni Da Pozzo, apportano esternalità positive all’economia in termini di reddito, creazione di nuovi posti di lavoro, prodotti e servizi innovativi sul territorio e attenzione alle richieste del mercato per anticipare le tendenze”.
Cividale del Friuli: una città che possedeva una banca già nel Quattrocento. E oggi, spicca una cura per la innovazione delle imprese, testimoniata proprio dalla banca locale, Civibank. In piena emergenza, nel 2021, la Civibank ha compiuto la sua trasformazione in spa e in Società Benefit.
Previsioni: nel 2023 un utile netto di 14 milioni di euro e un rafforzamento patrimoniale, inoltre, nel prossimo triennio, aumento dei finanziamenti e del credito agevolato alle imprese, nuove filiali. Cividale del Friuli è testimone di un contesto di innovazioni di processo introdotte dalle piccole e medie imprese.
La disposizione al credito c’era già nel XV secolo e il Monte di Pietà di Cividale venne fondato il 27 aprile 1494, a seguito di una Camera dei pegni voluta dal Consiglio comunale. Le tracce di questa attività creditizia sono presenti nei documenti storici che pure raccontano la peste del 1598, detta in friulano giandussa. Il Canonico di Cividale Jacopo Strazzolini qui racconta che “cominciò il male in mercato e in manco di un mese si sparse per tutti li borghi e i quartieri della città (…) Nel colmo del male fu fatto un sequestro generale e neppur uno andava fuori di casa se non li deputati che provvedevano alle cose necessarie.” Ma dopo mesi di patimenti, ecco le innovazioni introdotte dalla Repubblica di Venezia, e nel 1599, nel Lazzaretto la maggioparte guarivano, medicati da due pizzica-morti veneti, mandati dalla serenissima Signoria”.
Dopo cinque secoli da quella peste, oggi Civibank oltrepassa il post-Covid e si situa nella Green Steel Valley, nel Friuli delle grandi acciaierie come Pittini, Valduga, ABS, Trametal, Marcegaglia e sopra tutto del gigante Danieli.
Ma Civibank riporta anche un racconto della storia e del contesto della metallurgia e della meccanica in versione green. E forse non a caso uno dei più coraggiosi testi sulla sostenibilità ambientale oggi è proprio la loro Dichiarazione Non Finanziaria. Una tensione per la sostenibilità, nota la presidente, Michela del Piero. “L’approccio sostenibile è il motore per ripartire dopo il Covid: investire nella sostenibilità economica, sociale e ambientale è un dovere e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 sono per tutti noi la bussola”.
Il direttore di Civibank Mario Crosta aggiunge. “Con la trasformazione in spa Civibank è la prima banca storica italiana in assoluto ad assumere questa forma giuridica. La banca territoriale è chiamata a giocare un ruolo determinante, oggi più che in passato, nella sua qualità di fattore abilitante del processo di sviluppo economico locale, e anche per la economia nascente, le start up.
E l’economia del Nordest? “L’economia sta andando bene. Ci sono tensioni sul fronte delle materie prime, ma le industrie mostrano una forza enorme per le esportazioni: il Triveneto con un +6,4% rispetto al 2019 è ampiamente sopra la media nazionale (+4,1%), E gli imprenditori lamentano una difficoltà nel reperire manodopera».
E cosa fa Civibank per l’export? “L’internazionalizzazione è storicamente un elemento distintivo del fare impresa nel Nordest. Grazie alla sua rete di corrispondenti Civibank può contare su oltre 1500 chiavi Swift attive che ci permettono di effettuare e ricevere pagamenti da tutto il mondo. A questo si affiancano tutti i tipici servizi estero, dalla bondistica alle garanzie commerciali ai finanziamenti”. E in pieno rilancio post pandemia il Friuli Venezia Giulia segna addirittura un primato nazionale nell’export: un +9,4% rispetto al 2019.