Export verso la Germania, entra in azione la nuova legge sui fornitori

Apr 13, 2023

La legge federale sulla diligenza delle catene di fornitura coinvolge anche le aziende italiane che lavorano con le imprese tedesche

Di Federico Piazza

 

La Germania, primo mercato per l’export italiano e in particolare del Nordest, sta sviluppando regole nuove sulla tutela etica, sociale e ambientale nelle supply chain, con la legge federale Lieferkettensorgfaltspflichtengesetz (LkSG) sulla diligenza dovuta delle catene di fornitura, in atto dal primo gennaio 2023.

Una novità rilevante in un mercato che, ad esempio, per il Veneto nel 2022 ha costituito il 13,7% dell’export totale: 11,2 miliardi di euro (+14% sul 2021, +34,6% sul 2019), macchinari e metallurgia in testa (Istat — Unioncamere Veneto).

La nuova normativa tedesca anticipa quella Ue in elaborazione, che impone alle aziende con sede in Germania una serie di controlli su come operano i fornitori diretti in Ue ed extra Ue.

I committenti tedeschi devono quindi pretendere, da chi lavora con loro, standard sempre più elevati di sostenibilità in materia di rispetto dei diritti umani, secondo i principi guida adottati dall’Onu nel 2011 e le norme dell’International Labour Organization.
Divieto di lavoro minorile e di lavoro forzato e schiavitù, nessuna discriminazione, salute e sicurezza sul lavoro, diritti sindacali, salario adeguato. E anche questioni legate al rispetto dell’ambiente se connesse al rispetto dei diritti umani.

Ai fornitori diretti è richiesto di adottare un codice di condotta, con meccanismi di controllo contrattuale che prevedono audit e ispezioni in loco, clausole di indennità in caso di danni da violazioni degli obblighi contrattuali e clausole di risoluzione contrattuale opzionabili.

Si comincia con la grande committenza, dato che entro il 2023 la legge prevede l’obbligo di diligence dei fornitori diretti solo per le aziende con oltre 3000 dipendenti, che in Germania sono 700. Ma già dal 2024 la soglia si abbasserà a 1000 dipendenti, ovvero almeno circa 3000 aziende tedesche.

La nuova normativa tedesca comporta inevitabilmente ulteriori oneri di compliance per le aziende che intendono accreditarsi come fornitori stabili di imprese tedeschi. Ma, dall’altra, assieme ai fenomeni di nearshoring e friendshoring indotti dal contesto mondiale, la nuova legge potrebbe avvantaggiare i fornitori italiani e veneti nel fondamentale mercato tedesco. Infatti, le aziende italiane e venete sembrano ben posizionate per superare gli “esami” sul grado di conformità agli standard etici e sociali richiesti nelle catene globali del valore.

Il clima generale è favorevole. Un sondaggio di AHK su un campione di aziende con sede in Germania evidenzia come Europa e Nord America siano le due aree del pianeta dove imprenditori e manager tedeschi si aspettano di rafforzare nei prossimi anni le relazioni economiche. E l’Italia è ai primi posti.
Nel 2022 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha raggiunto i 168,5 miliardi di euro (+18% sul 2021). L’Italia in particolare è il settimo mercato per la Germania e il quinto paese fornitore, con un valore dell’export italiano nel 2022 di 77,5 miliardi (+15,8% sul 2021), di cui il Veneto ha realizzato il 14,5%.

 

 

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